[Quest] In difesa del Suo nome

Ramo Italia - Althea Zammit

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Millefiore
    Posts
    5,137
    Location
    Dietro di te

    Status
    Anonymous
    //Ehilà, benvenuta nella tua prima avventura in questo gdr.
    Non so quanto te la cavi con questo tipo di narrazione, in ogni caso ti scrivo rapidamente alcune regole fondamentali per la buona convivenza (sono più che altro buon senso, don't worry)

    -Per qualsiasi cosa, dubbi o domande, sono a disposizione: chiedi pure e ti sarà risposto, soprattutto all'inizio se devi abituarti a qualcosa. Sai dove trovarmi in caso ;)

    -No autoconclusività: ovvero, ci sono cose che puoi decidere te e cose che posso decidere io. Piano piano con l'esperienza imparerai la linea che separa i due ambiti, come massima chi introduce un elemento lo gestisce a suo piacimento (es. io ti faccio apparire un png = lo gestisco io, tu fai apparire un amico = lo gestisci te). Questa linea può essere superata mettendoci d'accordo (es. Vuoi fare una domanda a un mio png, me la mandi in privato e io ti dico la risposta così la puoi inserire direttamente nel tuo post)

    -Non ci sono limiti di tempo per i post, ma visto che sono due quest in parallelo (per ora) preferirei avanzare con la stessa velocità: in più, la ricompensa finale sarà maggiore se risponderai entro una settimana dal mio post

    -Se mi sono dimenticato qualcosa te lo dirò più in là XD

    -La cosa più importante: DIVERTITI!



    Il primo post te lo lascio libero, fammi vedere chi è e cosa fa Althea in Italia ^^
    L'unica limitazione è che si deve trovare a Napoli, e termina il post mentre ti trovi in un luogo affollato (che ne so, in una piazza? Al mercato? Boh fai te, non un vicolo sperduto ecco). Buona fortuna ^^//
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    25

    Status
    Offline
    Pensato Althea
    Parlato Althea

    Parlato altri personaggi
    Sogno


    Silenzio, troppo silenzio. L'interno dell'autobus sul quale si trovava ricordava la sala d'aspetto di un ospedale: le pareti interne in plastica grigio chiaro, i sedili anch'essi grigi d'una sporcizia antica; le travi rosso lucido coi pulsanti bianchi per prenotare le fermate, che sembravano proprio quei pulsanti d'allarme posti accanto ai letti delle degenze per avvertire il personale sanitario in casi d'emergenza. Su una di quelle travi riconobbe la sua stessa mano aggrapparsi saldamente per evitare di essere scaraventata per terra ad ogni curva. Effettivamente Althea era sicura di trovarsi su un autobus e non in una clinica solo a causa del correre incessante della vettura.

    Ma chi è 'sto folle che guida?

    A quanto pare non riusciva a voltarsi per guardare. Cercò di sbirciare fuori dalle ampie finestre di vetro, ma riuscì a vedere solo una forte luce chiara. Si trovava all'impiedi su quella che presumibilmente era una linea urbana, dando le spalle al conducente; percepiva fin troppo bene il movimento ma non riusciva a capire dove stesse andando, soprattutto non si capacitava di non poter sentire alcun rumore, neanche quello del motore del veicolo.

    E perchè tutto questo silenzio?

    Quasi in risposta, improvvisamente cominciò a sentire un respiro affannoso che proveniva dal fondo dell'autobus. Una figura vestita di frasciami grigio scuro avanzava trascinandosi verso di lei e il rumore sibilante si avvertiva sempre più forte. Althea però non provava paura e neanche curiosità, rimase li ad aspettare che quella cosa avanzasse. Il respiro si fece sempre più roco, come quello di una persona che soffre di bronchite cronica: un fischio che sembrava partire dal petto e sviscerarsi su per la gola. Quando fu quasi davanti alla ragazza, l'individuo cominciò a balbettare qualcosa e contemporaneamente sollevò una mano, bianchissima e nodosa, verso di lei. Althea cercò di scrutarne il viso ma era coperto da un pesante cappuccio nero.

    P... P-piccolo...

    Althea quasi non si rese conto che la mano si era avvicinata tanto da cingerle il collo. Mentre cominciava a non poter respirare bene, la ragazza cercò di divincolarsi da quella stretta, ma senza successo. Non poteva muoversi, era in trappola. Sentì i propri piedi staccarsi piano piano dal pavimento di linoleum nero, mentre le parole pronunciate da quell'essere le sfioravano il cervello. L'individuo strinse la mano sempre di più fino a poter sollevare il corpo di Althea a una decina di centimetri sopra la propria testa.

    P... p-pic..colo... PICCOLO BEBBUXU*!

    [*bebbuxu (pronuncia "bebbùsciu")= lumaca in maltese]

    Quel grido fu l'ultima cosa che sentì, subito dopo perse conoscenza.

    Althea? Althea svegliati subito, non sei morta, era solo un sogno... di nuovo!

    Si svegliò tutta sudata. Strizzò un attimo gli occhi e la vista dell'ambiente poco familiare le ricordò dove si trovava. Doveva essere già mattino inoltrato e la nave che il giorno prima era salpata dal porto di Valletta adesso sembrava quasi immobile. Il primo pensiero di Althea andò al probabile motivo dei suoi frequenti incubi dell'ultimo periodo.

    Che cavolo, una settimana senza lo yoga e già è tipo la terza notte consecutiva che c'è sta storia degli incubi, non ci voglio finire ansiosa e depressa io. Chissà se ho il tempo di un saluto al sole prima di scendere dalla nave...

    Mentre stava per alzarsi dalla stretta cuccetta della sua cabina una voce acuta interruppe i suoi pensieri.

    Ciao bella, non volevo svegliarti ma vedi che siamo arrivati!

    Althea si mise a sedere. La sera prima aveva intravisto la sua compagna di cabina ma a causa della stanchezza del viaggio non aveva avuto modo di squadrarla, né tantomeno voglia di fare conoscenza. Seduta sul lettino davanti a lei c'era una ragazza che doveva avere circa la sua stessa età, con capelli lunghi e liscissimi, biondi, più scuri alle radici e grandi occhi castani contornati da una spessa linea di matita nera. Althea non aveva mai amato truccarsi, ma istintivamente si voltò di scatto verso il riflesso della finestra e sbirciò brevemente come se volesse accertarsi che il suo viso era lo stesso di sempre. In realtà non le importava mai poi tanto del suo aspetto, era solo molto autoironica. Provò a trattenersi dallo sbuffare apertamente in una risata.

    Il solito cesso, tutto a posto.

    Bella tutto bene? Stanotte la nave ha ballato un bel po', io non ho potuto dormire per niente!
    Si immagino, io ho fatto incubi per tutta la notte... scusa come hai detto di chiamarti?
    Io sono Morena, e tu bella come ti chiami?
    Althea, molto piacere.


    Non capiva la necessità del continuo appellativo "bella", ma finse di essere il più amichevole possibile.

    Che bel nome! E come mai sei venuta a Napoli, bella?

    Althea era quasi infastidita.

    Ma chi ti conosce? Va beh dai non facciamo le asociali, è che ho dormito male, sono solo nervosa.
    Devo fare delle commissioni e nel frattempo faccio una piccola vacanza, niente di che. E tu?

    Ovviamente non poteva rivelare il vero motivo del suo viaggio. Alla domanda, il viso della ragazza si illuminò di un entusiasmo tale da sembrare quasi teatrale.

    Io sono qui per conoscere il mio fidanzato! Bella, sono troppo contenta.

    Mentre pronunciava queste parole, lo smartphone sul comodino tra i due lettini della cabina si illuminò vibrando e Morena lo prese immediatamente.

    Oh guarda, è lui!

    Con un sorriso a 32 denti la ragazza sfiorò un punto dello schermo avviando la riproduzione di una registrazione vocale.

    Morì, ma il nostro primm' encuontro dev'essere maggico e special', eh nunn'è ca bell' e buon' ci possiamo vede'... capì?!

    Era la voce di un ragazzo dal timbro molto basso e caldo, ma ciò che sconcertò Althea era l'accento: non aveva mai sentito qualcuno parlare così. Di tanto in tanto aveva sentito dire a suo padre qualche parola in dialetto napoletano quando parlava al telefono con i suoi "amici" italiani, ma quel bizzarro cantilenare la colse di sorpresa.

    Ma in che senso conoscere il tuo fidanzato?

    Decisamente era il caso che quella domanda restasse nella sua mente.

    Allora auguri, complimenti, mi fa piacere! Scusami, adesso però io credo di dovermi preparare, la nave è praticamente arrivata e io avrei un appuntamento...

    Althea si vestì rapidamente e dopo essersi sentita chiamare altre 5-6 volte "bella", salutò la coetanea e scappò via verso l'uscita della nave.
    Una volta a terra, Althea cominciò a camminare a passo svelto seguendo le indicazioni per il centro della città. Camminò per pochi minuti lungo la strada del porto, per poi attraversare alla sua sinistra lasciandosi il mare alle spalle. Capì che si stava avvicinando alla zona più centrale e turistica della città quando le strade si fecero sempre più popolate. Dopo diversi minuti di camminata, Althea si trovò in una strada molto larga e trafficata da persone di tutte le età che passeggiavano con buste di carta di varie dimensioni e colori. Ecco, quella doveva essere una delle strade principali di Napoli, soprattutto per la presenza di svariati negozi di tutti i generi. Si sentì disturbata dalla presenza di tutte quelle persone e pensò di cercare un posto tranquillo dove rilassare la mente. Ad un certo punto un'insegna attirò la sua attenzione, "Museo d'arti visive: ingresso libero". Decise di entrare.
    Le si presentò davanti un ampio corridoio luminoso ma deserto e a giudicare dai quadri appesi lungo le pareti beige chiaro vi era una mostra di illustrazioni in stile giapponese. Camminando lentamente si trovò in una stanza molto grande, completamente priva di mobili, con una gran quantità di installazioni artistiche. Queste ritraevano lunghi paesaggi con fiumi grigi e foglie di tutti i colori, alberi fioriti, vulcani neri fumanti, alte onde azzurre con increspature frastagliate bianche e montagne sullo sfondo. Althea inizialmente pensò che tutta quella pace non fosse normale, nonostante ciò le venne un'idea.
    Decise di approfittare di quel silenzio e si sedette al centro della stanza coi piedi incrociati. Poggiò delicatamente i gomiti sulle ginocchia, piegò le braccia e unì gli indici e i pollici delle mani, formando due piccoli ovali. Chiuse gli occhi e iniziò a respirare lentamente col diaframma, forzando l'aria attraverso la laringe all'espiro, per attivare il chakra della gola. Come succedeva ogni volta che riusciva a concentrarsi, dopo una ventina di secondi iniziarono a formarsi due lievi ma luminosi bagliori arancioni che si innalzavano debolmente verso l'alto in corrispondenza delle dita, come se tra l'indice e il pollice di ogni mano sostenessero un invisibile stoppino di candela.
    Improvvisamente, iniziò a sentire un leggero brusìo di voci che rapidamente aumentò fino a diventare un vocìo insistente. Althea si alzò di scatto, corse all'ingresso della sala e guardò verso il corridoio. Una moltitudine di persone, per lo più adulti o anziani, camminava verso la sua direzione, seguendo un ragazzo vestito in maniera elegante che teneva in alto una bandierina rossa.

    Sta per iniziare una visita guidata!

    Althea pensò che non avrebbe avuto senso cercare di uscire da quel posto in quel momento, andando controcorrente attraverso la folla. Decise di aspettare nella sala principale per poi dileguarsi, confondendosi tra le persone in un momento più stabile. La sala si riempì velocemente, Althea iniziò ad avere difficoltà a farsi strada tra la gente accalcata alle pareti o raggruppata verso la zona centrale. Mentre stava per raggiungere l'ingresso della stanza, si accorse che anche il corridoio era altrettanto affollato.
    La confusione la spinse davanti ad una delle raffigurazioni che, a quanto pare, in quel momento non era attenzionata da nessuno. Althea diede un'occhiata al quadro e si rese conto di non averlo notato prima, quando era ancora da sola. Si bloccò istintivamente: un piccolo dettaglio in quell'illustrazione attirò la sua attenzione. Su un prato verde chiaro, a contorno dell'ennesimo lago blu sbiadito, era disegnata una piccola, strana lumaca di terra, dal guscio surreale colorato di rosa e viola.

    Piccolo bebbuxu...

    Sentì gelare il sangue nelle vene.

    Edited by Dystopia# - 5/10/2018, 22:00
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Millefiore
    Posts
    5,137
    Location
    Dietro di te

    Status
    Anonymous

    All'interno del museo all'inizio silenzioso, delle voci cominciarono ad avvicinarsi: appartenevano ad una visita guidata, che interruppe la sua meditazione. Althea decise così di mescolarsi tra la folla come una dei tanti visitatori della mostra; nessuno poteva percepire i suoi pensieri, il suo aspetto poteva essere quello di una normalissima e tranquillissima ragazza come tutte le altre. La vista di un particolare dettaglio in un dipinto però la traumatizzò, portandola per un attimo a distrarsi dall'ambiente circostante. Una lumaca, la stessa del sogno che aveva avuto sulla nave: era un segno del destino, una coincidenza o solo uno scherzo beffardo? Che legame poteva avere un animale del genere con la nostra aspirante mafiosa?

    La presenza di così tante altre persone vicino a lei l'avrebbe presto fatta tornare in sè, accorgendosi dei diversi tipi di personaggi che la circondavano, ognuno con la sua storia indovinabile o meno alle spalle, e tutti loro si erano ritrovati in quel museo per i motivi più disparati, portati insieme dalla corrente casuale e imperscrutabile del fato. Loro e le loro voci che si mescolavano, lasciando possibile cogliere qualche stralcio di conversazione ad un orecchio attento.


    Eh sì, è da un po' che le cose non vanno così bene, una vacanza ci voleva proprio...


    Era un uomo che parlava al telefono, vestito con jeans e camicia. Vagava distrattamente per la stanza, ascoltando a malapena la guida che spiegava il significato dei vari dipinti e lo stile utilizzato dall'artista.


    Guarda, questo qui è molto carino vero?


    Questa voce femminile apparteneva invece a una madre che stava accompagnando la figlioletta, indicando via via alcune delle opere più colorate ai suoi occhietti vivaci e pieni di curiosità e meraviglia. Neanche loro parevano ascoltare la guida che raccontava di quel che l'autore avesse voluto trasmettere al pubblico.


    .... un favore... discrezione... mafia...

    ... Pericoloso? ... armi ... tra poco.


    Questi due uomini invece parlavano troppo a bassa voce per essere uditi bene e sono qualche parola raggiunse le orecchie della ragazza, parole che avrebbero sicuramente destato il suo interesse. Erano due persone all'apparenza normali, sulla trentina, indossavano giacche e pantaloni scuri piuttosto anonimi. Facendo attenzione, Althea avrebbe anche potuto vedere un rigonfiamento sotto i vestiti al fianco di uno dei due... ma non ci fu modo di indagare oltre, perchè dopo questa breve conversazione sospetta uno dei due fece un cenno all'altro ed entrambi fecero per allontanarsi dal gruppo di persone, dirigendosi verso l'esterno del locale e in particolare verso la strada. Se non si fosse mossa in fretta, Althea li avrebbe persi tra le tante persone che si spostavano per Napoli.
    Inutile dire che nemmeno loro stavano ascoltando la guida del museo, che tra parentesi stava improvvisando e inventando cose a caso perchè non aveva studiato e tirò un sospiro di sollievo quando alla fine del percorso si accorse di essere stata ignorata per tutto il tempo.
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    25

    Status
    Offline
    Althea si riprese dallo spavento momentaneo, razionalizzò subito che si trattava di una sciocca coincidenza. Ricominciò a farsi largo tra la folla e nel frattempo ascoltò involontariamente stralci di conversazioni, rendendosi conto che nessuno lì stava effettivamente ascoltando la guida. Si voltò a guardare per un attimo il ragazzo e notò che aveva una brutta cera: era un po' pallido e sudato e parlava con un tono di voce insicuro e balbettante. Si sentì in colpa senza motivo nei suoi confronti.
    Ad un tratto notò due signori leggermente appartati borbottare tra loro. Allungò distrattamente la testa nella loro direzione e quelle poche parole che sentì furono sufficienti per convincerla a seguirli. I due stavano parlando di mafia, di un pericolo imminente e di armi.

    Che fortuna, neanche il tempo di esser sbarcata in questa città e già ho una pista da seguire. Non posso assolutamente lasciarmeli scappare.

    Althea uscì dal corridoio bombardato di calde luci artificiali e l'impatto con la luce naturale le fece strizzare gli occhi, ma non poteva permettersi distrazioni. Fortunatamente i due uomini camminavano a passo sostenuto ma non troppo velocemente: imboccarono una stradina a sinistra del museo e continuarono a camminare verso nord mentre Althea li seguiva senza dare nell'occhio, tenendosi comunque a circa 20-30 metri di distanza.
    Mentre camminava cercò di non perdere l'orientamento e guardarsi intorno per memorizzare la strada percorsa e poter essere capace di tornare indietro o verso il porto, se necessario.

    In che guaio mi sto cacciando? E se tutta questa faccenda fosse davvero troppo grande per me...?

    Scostò per un attimo il suo mantello nero di capelli dal collo con entrambe le mani, raccogliendoli in un pugno e lasciandoli ricadere subito dopo, un gesto che faceva sempre quando si trovava in tensione. Deglutì.

    No, non posso esitare adesso, ho già deciso nel momento in cui ho lasciato casa mia e non si torna indietro.

    Nel frattempo rallentò il passo per non risultare troppo incollata ai due uomini e mentre indugiò un attimo sul marciapiede, un micio grigio e bianco sbucato apparentemente dal nulla le si strusciò fra le caviglie, forse in cerca di cibo.

    Gatto, sei carino ma non ti ci mettere anche tu. Scusa, adesso non posso.

    Continuò a seguire gli uomini con discrezione fino a che non si trovarono a costeggiare una ringhiera che faceva da recinto a un grande parco. Passò davanti a quello che sembrava essere il cancello della zona verde e lesse l'insegna "Parco dei quartieri spagnoli".

    Molto bene, chissà quanti chilometri devo aver camminato...

    In effetti cominciava a sentire le gambe un po' stanche. I due uomini rallentarono ulteriormente il passo e si guardarono furtivamente in giro, entrando poi in un piccolo vicolo tra le case accanto al parco. Althea riuscì a trovare un buon nascondiglio dietro un muretto: uno spiraglio da cui poteva benissimo guardare senza essere vista, abbastanza vicina per poter captare un'eventuale conversazione. I due uomini si fermarono e continuarono a parlottare fra loro del più e del meno, finchè dopo qualche minuto non arrivò una terza figura dall'aria vagamente inquietante e si unì a loro.

    Edited by Jihyo - 18/10/2018, 00:56
     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Millefiore
    Posts
    5,137
    Location
    Dietro di te

    Status
    Anonymous
    Il terzo uomo si unì ai due che Althea aveva seguito fino a quel momento, e subito dagli atteggiamenti la ragazza potè inituire a grandi linee che il nuovo arrivato sembrava una sorta di superiore degli altri. Infatti, i due mostravano riverenza nei suoi confronti, annuendo quando lui parlava senza mai contraddirlo. A causa della distanza, Althea non riuscì a capire l'intero discorso, ma alcune frasi le arrivarono chiare alle orecchie permettendogli di abbozzare almeno una vaga interpretazione della situazione.

    Vi prometto che sarete adeguatamente ricompensati una volta che la valigetta sarà nelle nostre mani. Il mio capo è un uomo molto generoso... con chi porta a termine il proprio dovere.


    Lui emanava un'aura decisamente diversa da quella degli altri due uomini. Era una sensazione indescrivibile, ma Althea l'avrebbe percepita chiaramente: era pericoloso, ben più di quanto lo fossero tutte le altre persone che aveva conosciuto fino a quel momento. Non aveva un fisico imponente, nè un'aria minacciosa... niente di tutto ciò. Solo una semplice impressione, dettata dal suo completo elegante che contrastava così tanto con l'ambiente malfamato, e l'espressione sicura di sè di colui che è abituato ad ottenere ciò che vuole. Per lei non fu difficile riconoscere il tipo di persona: erano coloro che sedevano alla stessa tavola di suo padre, quando ancora era nel giro.


    Indossate questi, altrimenti non riuscirete mai a prenderlo: lui è molto abile a non farsi trovare, vi saranno d'aiuto.


    L'uomo tirò quindi fuori dalla giacca due paia di quelli che sembravano comunissimi occhiali da sole, consegnandoli ai due uomini che li provarono subito.


    Wow, è....

    È strano!

    Non ti deluderemo.


    Non penso che ci sia bisogno di dirlo, ma ovviamente questa conversazione non è mai avvenuta, ok?


    E strizzando l'occhio in segno di complicità, lasciò alcune ultime indicazioni che però non furono udite dalla nostra protagonista prima di girare le spalle e andarsene a passo tranquillo. A quel punto i due malavitosi discussero un po' tra loro, fantasticando su come avrebbero speso i soldi -però questo non lo possiamo dire in presenza di una donzella, quindi facciamo finta che non abbia sentito- e a un certo punto decisero che era arrivato il momento di portare a termine l'incarico. Quindi cominciarono a spostarsi, dirigendosi... verso il muro dietro cui si trovava una certa ragazza che non doveva essere lì, il nascondiglio di Althea.


    //Siamo ancora nella fase di calma prima della tempesta, ma non per molto ;)//
     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    25

    Status
    Offline
    In alcuni momenti ad Althea capitava di entrare inconsapevolmente in apnea. Lei lo chiamava "dimenticarsi di respirare", comunque fu proprio ciò che accadde per quasi tutta la durata della conversazione tra i tre uomini.
    Althea non riusciva a staccare gli occhi dal terzo arrivato: aveva un'aria magnetica e pur con un tono di voce calmo, senza particolari inflessioni, riusciva a incutere più terrore di 10 bestie ringhianti. Il suo atteggiamento era spaventosamente naturale, la ragazza non sarebbe riuscita a dire perchè ma quell'uomo emanava un non so che di temibile, nocivo, fatale. Althea si sentiva sempre più affascinata e attratta dalla situazione.
    "Il Professore", così lo soprannominò subito nella sua testa, ad un certo punto fece riferimento ad un lavoro da svolgere per il proprio capo.

    Capo? Allora esiste gente peggio di lui? Bene, sono proprio un'ingenua.

    Pensò istintivamente al suo boomerang dentro lo zaino. Suo padre le aveva insegnato ad usarlo a mo' di gioco una decina d'anni prima, ma crescendo e diventando sempre più abile Althea iniziò a comprendere che quell'oggetto sarebbe stato capace di fare molto male se usato contro qualcuno. Era una grande L equilatera in legno di noce con alcune decorazioni intarsiate a formare delle stelle stilizzate e piccole spirali, e bordi piuttosto affilati. Althea valutò quanti danni avrebbe potuto fare beccando di ritorno il Professore: la scena che le si costruì in mente le fece venire uno strano brivido.
    Il Professore fece una pausa dal suo discorso e diede qualcosa ai due uomini. Althea focalizzò lo sguardo attraverso la fessura del muro per cercare di capire cosa fosse: erano due paia di occhiali con delle lenti oscurate. Il Professore aggiunse che sarebbero serviti per trovare una persona molto abile a nascondersi. La ragazza venne assalita dalla curiosità e dal desiderio di provare quegli occhiali e capire che strano tipo di potere avessero.
    Improvvisamente Althea capì che la conversazione era giunta al termine e che avrebbe dovuto pensare a cosa fare nel giro di pochissimi secondi, non aveva ancora deciso definitivamente di immischiarsi in questo affare.

    Non penso che ci sia bisogno di dirlo, ma ovviamente questa conversazione non è mai avvenuta, ok?

    Certo, non è mai avvenuta, come no! E invece ci sono io qui a chiedermi che razza di idea ho avuto a venire qui in Italia e mettermi deliberatamente in pericolo. Casualmente sono proprio io la prova vivente, chissà ancora per quanto, che questa conversazione è avvenuta eccome!

    Il Professore si allontanò dalla zona in cui si trovavano. Sentì una sensazione ghiacciata dietro l'ombelico mentre due camminate a passo svelto ma incerto si avvicinavano verso la sua direzione.
    Percepì il suo corpo sollevarsi in piedi come se si potesse muovere senza il suo controllo. I due uomini si fermarono guardandola con un'espressione imperturbabile.
    Althea divenne spettatrice esterna di quello che stava succedendo. Vide i suoi stessi occhi piantarsi direttamente in quelli di uno dei due tizi, poi in quelli dell'altro. Raccolse i capelli e li spinse tutti su una spalla, lasciandoli ricadere davanti al petto, poi mise le mani sui fianchi. Ascoltò la sua stessa voce parlare, come fosse una quarta persona impossibilitata a intervenire e si sorprese chiedendosi da dove stesse sbucando fuori questa sicurezza tutta in una volta.

    Salve signori, sono qui da un pezzo. Ho sentito abbastanza da capire che se quel tipo lì sapesse che vi siete fatti seguire da una ragazzina senza accorgervi di nulla, di sicuro si sbarazzerebbe volentieri di voi prima di farmi fuori. Quindi, se non avete il coraggio di presentarmi direttamente il vostro amico, quantomeno portatemi con voi! Vi assicuro che potrei esservi d'aiuto nello svolgimento del vostro "lavoro". Allora, che ne dite?

    E già che ci siete, mi spiegate che razza di occhiali vi ha dato quello?

    Edited by Jihyo - 25/10/2018, 00:07
     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Millefiore
    Posts
    5,137
    Location
    Dietro di te

    Status
    Anonymous

    I due uomini rimasero in un primo momento decisamente spiazzati dall'apparizione improvvisa della ragazza in mezzo alla loro strada, che si rivolgeva a loro con tanta sicurezza parlando di fatti di cui non avrebbe dovuto essere a conoscenza. Il loro primo istinto fu quello di guardarsi l'un l'altro, confusi, ma subito riguadagnarono un minimo di compostezza e mostrarono un'espressione lievemente ostile nei confronti di Althea.


    Che cosa vuoi? Non c'è nessun "lavoro" qui, smamma ragazzina o potresti farti del male.


    Il primo uomo cercò di liquidarla il più velocemente possibile senza rispondere alle sue provocazioni, lanciando in mezzo anche una blanda minaccia. Tra l'altro aveva probabilmente giudicato male la sua età per colpa del fisico minuto, dandogli meno anni di quanti ne aveva in realtà. L'altro uomo tuttavia rimase per un attimo in silenzio, come se stesse fissando il vuoto attorno ad Althea, prima di parlare.


    Oi Gennà, lo vedi anche tu? È tutta arancione e c'è scritto... "Cielo"?

    Cavolo hai ragione, devono essere questi occhiali!

    Improvvisamente l'atteggiamento dei due cambiò: da scocciato divenne preoccupato e apertamente ostile. Non ci volle molto prima che estraessero le armi: uno dei due tirò fuori una pistola dalla giacca puntandola contro Althea, l'altro impugnò un coltello dalla tasca. Sembravano diventati decisamente più minacciosi adesso, ma allo stesso tempo non parevano intenzionati a colpire quanto più a mantenere una situazione di controllo nei confronti di una situaizone a loro sconosciuta.


    Certo, noi stiamo cercando "Nebbia"... ma tu sicuramente hai qualcosa a che fare con lui, anche tu hai le scritte addosso.

    Dicci tutto quello che sai, non abbiamo tempo da perdere. Non azzardare nessun giochetto, non si scherza con la Famiglia!
     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    25

    Status
    Offline
    Passato il momento di adrenalina Althea si trovò a dover affrontare la situazione in maniera cauta, razionale ma decisa. Innanzitutto aveva avuto una risposta al quesito sugli occhiali: i due uomini a quanto pare riuscivano a vedere la sua particolarità e ciò la turbò poichè era abituata a tenerlo come un segreto per se. Suo padre le aveva rivelato da piccola che lei era un po' speciale: chiamava il fenomeno "dawl tal-fjamma tas-sema"* e le spiegava sempre che l'aveva ereditato da lui e che un giorno le sarebbe tornato utile. La ragazza con un movimento fluido pescò dallo zaino il suo boomerang e iniziò a giocherellare distrattamente lanciandolo a mezz'aria e riprendendolo subito in mano. Valutò cosa dire e in che modo, cercando di bilanciare parole e toni per destare abbastanza attenzione da convincerli a portarla con loro, ma evitare il più possibile di irritarli provocando uno scontro.

    Io sono Althea Zammit, vengo da Malta e sono figlia del più grande, nonchè unico, mafioso maltese. Non ho idea di cosa sia la nebbia di cui parli ma credo che grazie a quegli occhiali voi riusciate a vedere ed identificare il mio potere. Esce fuori quando riesco a concentrarmi o in casi particolari, ad esempio quando mi arrabbio, perciò non sottovalutatemi. Vorrei solo capire come funziona qui e chi comanda ma... sapete, il miglior modo per imparare a nuotare è buttarsi dove non si tocca, perciò eccomi qui.

    Bella frase ad effetto... ora però dobbiamo solo cercare di non annegare.

    [*dawl tal-fjamma tas-sema(pronuncia "daul tal fiamma tas sema")= luce della fiamma del cielo in maltese]
     
    Top
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Millefiore
    Posts
    5,137
    Location
    Dietro di te

    Status
    Anonymous
    I due uomini continuarono a guardarsi spaesati: non sapevano come rispondere di fronte a quella ragazzina che sembrava sapere decisamente più del dovuto e che si presentò anche come una personalità importante -anche se di un piccolo Paese come Malta. Ora che ci pensava, ma questi napoletani lo sapevano dov'era Malta?
    Comunque, dovunque fosse Malta, da entrambe le parti la decisione da prendere non era affatto semplice: mentre Althea non sapeva in che razza di situazione si era cacciata ma voleva scoprirlo al più presto, i due uomini volevano solo portare a termine il loro incarico e togliersi di mezzo quella ragazzina rompiscatole.


    Chi comanda qui? Qui comandiamo noi ovviamente, i uaglioni della Famiglia! Siamo uomini d'onore, e Don Salvatore è il nostro indiscusso boss.


    Risposero con aria trionfante e orgogliosa puntandosi il pollice al petto. Non si mostrarono affatto intimoriti dala quasi-minaccia di Althea, che rivelò di possedere un potere nascosto, per il semplice fatto che lo catalogarono come una vuota diceria priva di fondamento: non conoscevano le Fiamme dell'Ultima Volontà, erano solo scagnozzi all'ultimo gradino della gerarchia del mondo mafioso di Napoli. A quanto pareva, a capo di questa Famiglia c'era un certo Don Salvatore... non l'aveva mai sentito nominare e di certo non era il Professore, come l'aveva soprannominato lei.
    Prima di poter svelare altro però, lo sguardo dei due si perse nel vuoto come se la loro attenzione fosse stata catturata da qualcosa al di fuori del loro campo visivo.


    Abbiamo capito che non sai niente di tutta questa storia, ragazzina
    -ignorò volutamente il suo nome- Fatti da parte e non ti immischiare, qui ci pensiamo noi.

    Con un tono rude l'uomo avrebbe concluso il discorso e, assieme al suo compagno sarebbe passato oltre Althea non rispondendo più ad alcuna provocazione da parte sua. I due avrebbero continuato per la loro strada, come guidati da dei segnali invisibili, nella stessa direzione in cui stavano andando prima. Non si sarebbero mostrati contenti se si fossero accorti che la ragazza li avrebbe seguiti ancora, ma non avrebbero detto niente e non lo avrebbero impedito: in cuor loro speravano che le azioni successive l'avrebbero impressionata e dissuasa dal continuare a disturbarli.
    Gennaro e il suo compare si muovevano da un vicolo all'altro con una certa sicurezza, dettata non solo dalla conoscenza del luogo ma anche da una traccia che li portava verso il loro obiettivo.




    [Continua da qui]



    Nessuna comunicazione giunse in risposta dal Generale, ma Alexandra poteva essere sicura che avesse ricevuto il messaggio: questo significava che adesso era da sola, e sarebbe stato Gomez a contattarla dato che sapeva del suo arrivo.
    L'aria calda della città la accolse subito all'uscita dell'aeroporto, calore a cui era abituata: l'Italia non era poi così diversa dalla Spagna, in effetti, e per quel che riguardava il clima avrebbe potuto dire di sentirsi quasi a casa. Lo stessa valeva per il ciarlare degli abitanti, rapido e confuso ad orecchie estranee ma accogliente. Che poi l'espansività degli abitanti di Napoli fosse di suo gradimento o meno, quello era un altro discorso.

    Frugandosi nelle tasche, avrebbe insospettabilmente trovato qualcosa in più -date le famose dicerie sul luogo-: si trattava di un biglietto piuttosto enigmatico per chiunque non fosse al corrente della sua identità.


    CITAZIONE
    La aspettavo, Capitano. Prenda il taxi, parleremo poi con calma.
    Firmato: P.G.


    Non c'erano dubbi invece sull'identità del mittente di tale messaggio, anche se non aveva idea di chi avesse potuto metterlo lì. Se si fosse diretta verso il parcheggio dei taxi, con il suo borsone in spalla, non avrebbe fatto fatica a trovarne uno disponibile tra i tanti. L'autista era un uomo normalissimo, anonimo nel senso più vero del termine: se Alexandra avesse distolto lo sguardo per più di un attimo, si sarebbe resa conto che la sua mente si rifiutava di tenere a mente il volto di quella persona, come se fosse inafferrabile. L'autista si sporse dal finestrino, facendole cenno di avvicinarsi.


    Hola señorita, ha bisogno di un passaggio?


    //Prometto che questo è l'ultimo post di scazzo, poi iniziamo a fare più sul serio e spero ad accelerare... odio i post iniziali, non so mai che scrivere sigh//
     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    25

    Status
    Offline
    Althea non riuscì nell'intento di convincere i due uomini, nonostante ciò aveva già raccolto un bel po' di informazioni utili e cercò di integrarle nella sua mente e di riflettere un attimo. Grazie agli affari di suo padre sapeva che la mafia funzionava secondo meccanismi precisi e studiati, ed era abbastanza palese che questo fantomatico Don Salvatore agiva tramite una gerarchia di sottoposti. Sicuramente il Professore era un gradino più in alto dei due tizi, ma chissa quanto sotto l'effettivo capo. Riflettè sul fatto che evidentemente loro non avevano alcun interesse nel farle del male, altrimenti l'avrebbero già attaccata.
    Durante questo bel frullato di pensieri Althea si trovò a seguire i due uomini, questi si diressero verso il centro della città e l'atmosfera si fece sempre più caotica, infatti si stavano di nuovo avvicinando verso la zona turistica. Tutto d'un tratto Althea sentì un odore che le era ben familiare: brezza fresca, iodio... insomma: mare. Mantenendo una certa distanza di sicurezza si accorse che i due l'avevano inconsapevolmente ricondotta al suo luogo di partenza: il porto di Napoli.
     
    Top
    .
  11.  
    .
    Avatar


    Group
    Cavallone
    Posts
    2,048
    Location
    Gotham City

    Status
    Offline
    INFO - INFO - INFO - INFO - INFO -INFO
    Nessuna risposta dal suo superiore e Alexandra non si scompose nemmeno per un istante, sapendo quando fosse occupato l'uomo. In realtà nemmeno sperava che replicasse, la sua era solo un'abitudine dura a morire essere sottostata per anni ai suoi duri ordini. Presa com'era dal ricevere nuove istruzioni, si accorse solamente dopo che l'aria italiana era decisamente più mite rispetto a quella di Salamanca, cambio di temperatura che le rese la nuca sudata tanto era la differenza. Così cercò il fazzoletto di stoffa bianca -col ricamo delle sue iniziali- nella tasca sinistra del giubbotto e, nell'estrarlo i accorse di aver fatto cadere quello che sembrava in tutto e per tutto lo scontrino della pasticceria spagnola.

    Meglio raccoglierlo, non voglio infrangere delle regole appena arrivata.

    Si chinò lentamente sfruttando le ginocchia e aprì il presupposto scontrino, aggrottando le sopracciglia nel rendersi conto delle parole scritte -con inchiostro un po' sbavato e quindi sinonimo di fretta- sul frammento di carta. Bilanciò dunque il misero bagaglio sulla spalla e, a passi lenti e cadenzati, si diresse verso l'uscita dell'Aeroporto del capoluogo partenopeo. Non rifletté più di tanto sul come il biglietto le fosse arrivato, si limitò a eseguire gli ordini da bravo soldatino e, proprio come una vedetta, osservò in toto il parcheggio dei taxi. Tutti gli autisti avevano un elemento che li caratterizzava, chi una maglia di una squadra di calcio a lei sconosciuta e chi tute che avevano visto giorni migliori ma, ciò che attirò più la.sua attenzione, fu un uomo che quasi sembrava far parte dello sfondo.

    Sbatté appena le palpebre, sentendo gli occhi bruciare. L'uomo sembrava sparito e forse la stanchezza aveva contribuito a quella visione. Un altro sbattere di palpebre e riapparse; era proprio di fronte a lei con i suoi anonimi capelli castani e anonimi occhi castani.

    «Sì, la ringrazio señor.»

    Sebbene si fosse sforzata, la cadenza e l'accento tradirono le sue origini ma Alexandra non avvertì pericoli nell'essere stata scoperta. Anzi, si accomodò nell'auto e aspettò un cenno o una parola del tassista, legato sicuramente al Generale.


    Alexandra Vasquez [ sheet ] I was an outcast and I felt like it.
    [ code by psiche ]
     
    Top
    .
  12.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Millefiore
    Posts
    5,137
    Location
    Dietro di te

    Status
    Anonymous
    Con tranquillità, Alexandra entrò nel taxi conscia che l'autista era dalla sua parte. Non appena si mise a sedere, il fastidioso effetto svanì e riuscì finalmente a mettere a fuoco il volto dell'uomo al volante: era un uomo vicino alla mezz'età, i capelli una volta del tutto scuri castani erano ora leggermente brizzolati e aveva qualche ruga sul viso e tra gli occhi castani. Una barbetta leggera ben curata concludeva il suo ritratto: una persona tutto sommato senza troppi tratti distintivi, tranquilla e che ispirava fiducia. Rivolse subito un sorriso amichevole tramite lo specchietto -che sistemò con un gesto della mano, facendo risplendere su di esso una misteriosa fiamma color indaco- alla donna seduta sul sedile posteriore, poi partì. Alexandra avrebbe notato che nel sedile del passeggero, accanto all'autista, si trovava una valigia, una comunissima ventiquattrore.

    Le dò il benvenuto a Napoli, Capitano Vasquez, bellissima città di mare e sole che però nasconde anche molte ombre. Mi presento, il mio nome è Pablo Gomez. Ma questo lo sapeva già, vero?
    I nostri amici in comune hanno fatto sì che ci potessimo incontrare oggi, anche se le circostanze non sono proprio piacevoli.

    La guida di Pablo era sicura; d'altronde pareva un uomo dai mille volti e di conseguenza dalle mille identità, di conseguenza ogni abilità doveva essere allenata al massimo per eccellere nel suo lavoro. Il taxi si districava agilmente tra il traffico caotico della città campana, dove gli automobilisti suonavano il clacson e imprecavano a voce alta in dialetto locale... ma mai nei loro confronti: sembrava come se stessero scivolando sull'asfalto, a malapena faceva rumore il motore dell'auto. La voce dell'uomo si fece più dura.

    Le risparmierò i giri di parole, Capitano: qualcuno vuole farmi fuori. Vogliono il contenuto di quella valigetta... gioielli, diciamo così. Nelle mani giuste, hanno un valore e un prestigio immenso.
    Ho viaggiato dalla Spagna fino a Roma per andare a prenderli e riportarli in Spagna, al loro legittimo proprietario. È una tradizione di lunga data, ma stavolta loro hanno deciso di infrangerla. Tuttavia... anche a costo della mia vita, è un debito che devo onorare: quegli anelli arriveranno a destinazione, a qualsiasi costo.


    Tra un argomento e l'altro, lasciava spazio alle eventuali domande della donna: non era detto che avrebbe risposto a ciascuna di esse, però non voleva lasciarla all'oscuro di tutto. Avrebbero avuto il loro tempo per parlare... più tardi, in un luogo più sicuro. Se Alexandra avesse aperto il finestrino, avrebbe sentito prepotente arrivarle alle narici l'odore di salsedine: il mare era vicino. Il tragitto in taxi stava per avere termine, dopo poco più di mezz'ora. Ancora sullo specchietto retrovisore, come se fosse incastonata al di là del vetro, sfidando ogni legge della fisica ardeva quella piccola fiammella indaco.

    A Roma avrei dovuto semplicemente prendere un aereo per ritornare a casa, ma mi stavano aspettando. Pur di non macchiarsi le mani di alcun crimine, quei maledetti hanno stretto accordi con la malavita già presente nel territorio, assoldando altri uomini così da non lasciare alcuna traccia.
    Sono fuggito qui a Napoli, ma penso che mi abbiano trovato. Per fortuna il mio Boss ha preso accordi con alcuni marinai che sostano momentaneamente al porto: ci faremo dare un passaggio e torneremo in Spagna in nave. Almeno finchè non saremo arrivati lì, grazie alla Nebbia questo taxi dovrebbe essere un'ottima copert-


    *BOOM*



    Un colpo di pistola. Althea aveva visto tutta la scena, dall'esterno: i due uomini che si dirigono verso un punto ben preciso, pochi isolati lontano dal porto da cui era arrivata. Sanno dove andare, non hanno dubbi: ogni tanto lanciano un'occhiata in tralice verso di lei, ma sono troppo presi dal loro incarico per prestare realmente attenzione a lei. Li vede mentre arrivano ad un incrocio, mentre uno dei due tira fuori la pistola. Si sistema gli occhiali sul naso e mormora tra sè e sè "Nebbia..." prima di mirare per un attimo verso il niente, poi fa fuoco.

    Là dove prima c'era il vuoto, apparve improvvisamente un taxi. Sotto gli occhi sconcertati dei -pochi, per fortuna, presenti- che tra il rumore assordante dello sparo e l'inaspettato fenomeno paranormale decisero saggiamente di darsela a gambe. Colpita dal proiettile, la ruota anteriore del veicolo scoppiò risultando in un testacoda che avrebbe scombussolato non poco il senso dell'equilibrio dell'autista e del passaggero. Il moto caotico si fermò poco dopo, quando il taxi sbattè contro una macchina parcheggiata in doppia fila facendone suonare l'allarme. E di sicuro non aveva nemmeno l'assicurazione. Nè tantomeno ce l'aveva il taxi.

    Finiamo il lavoro.


    Disse con aria minacciosa l'uomo armato di pugnale, cominciando ad avvicinarsi all'automobile ancora fumante. Lo sportello si aprì e ne Pablo uscì, malfermo sulle gambe e con la valigetta in mano, che rendendosi conto della situazione si buttò subito al riparo dietro l'altra macchina vittima dell'incidente.


    Bastardi, dovrete passare sul mio cadavere per averli! Non permetterò che il nome dei Cavallone venga infangato da quella banda di criminali!


    //Bene, è finito il momento delle chiacchiere ed è giunto il momento delle mazzate :D
    Alexandra non ha subito ferite, è solo un po' intontita, mentre Althea ha assistito a tutta la scena da dietro i due assalitori con gli occhiali. Avete piena libertà d'azione. La mappa arriverà appena avrò capito come si fa. Se avete domande sul post o sul combattimento sapete dove trovarmi ^^
    P.S. Per Geo, se hai domande per Pablo fammele in privato così ti dico come risponde e inserisci tutto nella tua parte di post di prima dell'attacco
    P.P.S Come al solito sono piuttosto convinto di essermi perso qualche passaggio logico mentre scrivevo, se non vi torna qualcosa ditemelo che aggiungo/correggo//

    zJnngfP
    Le due auto sono quelle grigie (il taxi è quello chiaro), Pablo è viola, Alexandra verde (sarà in quel punto quando uscirà), Althea arancione e i due tizi armati rosso e blu. Abbiate pietà è la mia prima mappa :Happy To See You:


    Edited by _Crystal - 6/12/2018, 15:14
     
    Top
    .
  13.  
    .
    Avatar


    Group
    Cavallone
    Posts
    2,048
    Location
    Gotham City

    Status
    Offline
    INFO - INFO - INFO - INFO - INFO -INFO
    «Lo capisco perfettamente, sei stato accerchiato e hai escogitato un modo per fuggire. Buon lavoro fino ad ora, Gomez. Ora non sei il solo a proteggerli e a mandare avanti questa missione.»

    Disse sempre rimanendo distaccata e abbassando il finestrino, inspirando a pieni polmoni l'aria salmastra del capoluogo campano. Da quanto non sentiva un odore del genere? Ormai ne aveva perso memoria. E quella fiammella, su cui aveva avuto ben poche spiegazioni, sembrava così tanto simile alla sua Pioggia, ad eccezione del colore. E fece per chiedere altre spiegazioni su di essa, ma un colpo di pistola esplose, colpendo la ruota anteriore e ottenendo un testacoda come risultato. Nella confusione, il borsone colpì il soldato in viso, facendole sanguinare il naso. Mormorò qualche imprecazione in spagnolo a denti stretti, prima di spingere le braccia verso l'esterno per stabilizzarsi.

    Nonostante fosse ancora intontita, aprì la cerniera del borsone e, sebbene molto più lentamente del solito, assemblò la sua IMI Desert Eagle e inserì un nuovo caricatore, pronta ad ogni evenienza.

    «Su, apriti!»

    Borbottò cercando di forzare l'apertura della portiera del taxi bianco. Così inserì la sicura della sua arma da fuoco e, dopo averla afferrata per la canna, iniziò a colpire la parte bassa del finestrino col calcio della pistola. Colpì ancora, ancora e ancora, tenendo un braccio di fronte al viso per proteggersi. Finalmente, riuscì a creare un foro grande abbastanza da farvi passare il braccio e, in tal modo, aprì la portiera.

    Cavallone? Grande Cavallo?

    Quelle parole non significavano nulla per Alexandra, che aveva portato per nascondersi dietro il taxi e usarlo come scudo. Disinserì la sicura e aspettò, preparandosi a quella battaglia totalmente improvvisata.
    Alexandra Vasquez [ sheet ] I was an outcast and I felt like it.
    [ code by psiche ]



    È nella casella H10


    Edited by GeoFender - 19/12/2018, 17:35
     
    Top
    .
  14.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    25

    Status
    Offline
    Tutto accadde molto velocemente. Althea prima d'ora aveva visto scene del genere solo nei film d'azione: uno sparo, un testacoda, l'inizio di una piccola guerra. L'uomo che uscì dall'automobile aveva una valigetta e gridò qualcosa che aveva a che fare con i Cavallone. Dove aveva già sentito questo nome? Sicuramente da qualche discorso di suo padre, origliato casualmente. L'impressione d'impatto che ebbe sul gesto e sul modo di parlare di quell'uomo le fece pensare che fosse spinto da una vera passione, uno spirito che sicuramente non aveva visto nell'atteggiamento dei due uomini, al confronto goffi e davvero poco convinti di quello che dovevano fare. Nella confusione fu subito attratta da uno strano rumore che seguì l'impatto dell'automobile bianca con l'altra automobile malcapitata sulla strada. Dei tonfi ripetuti provenivano dallo sportello nella parte opposta al punto in cui si trovava: qualcuno intrappolato dentro stava cercando disperatamente di uscire. Istintivamente avrebbe voluto uscire allo scoperto per andare ad aprire la portiera ma subito prima di muoversi vide il vetro del finestrino infrangersi, una mano uscì ed aprì lo sportello dall'esterno: uscì una ragazza dall'aspetto vagamente militare con una pistola in mano che subito corse dietro l'auto. Althea si sentì pervasa da una strana invidia, un'invidia buona mista a timore ed ammirazione. In ogni caso, non avrebbe potuto stare per sempre nascosta in quell'angolino, in una guerra esistono più fazioni e presto avrebbe dovuto decidere da che parte stare. Intanto pensò a riscaldare i muscoli delle braccia per prepararsi a lanciare il suo bel pezzo di legno angolato, era sicura che presto avrebbe fatto male a qualcuno, anche se ancora non sapeva bene a chi.

    Edited by Jihyo - 24/12/2018, 16:48
     
    Top
    .
  15.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Millefiore
    Posts
    5,137
    Location
    Dietro di te

    Status
    Anonymous

    Come Althea, anche i due uomini rimasero spiazzati al vedere una donna uscire dall'auto insieme al loro obiettivo. Non se l'aspettavano e non rientrava nei loro piani, ma non ci misero molto a decidere la loro prossima mossa. L'uomo con il coltello fu il primo a reagire, mantenendo la stessa direzione con i propri passi.


    Quella lì deve essere con lui, pensaci tu. Io intanto mi occupo del nostro uomo.


    Concluse la frase accarezzando la lama dell'arma, facendo così intendere minacciosamente cosa aspettava Gomez se fosse riuscito a raggiungerlo. L'altro annuì, muovendo qualche passo avanti in direzione di Alexandra: pistola contro pistola, non aveva alcuna intenzione di perdere quello scontro. Sapeva di essere in svantaggio poichè non aveva alcuna copertura, ma pensava che tenendo sotto scacco ragazza lei non avrebbe avuto il tempo di uscire allo scoperto per bersagliarlo.
    Alzò la canna, mirando al suo nascondiglio, e fece fuoco tre volte in rapida successione. A causa della distanza, i colpi non centrarono l'obiettivo: due colpirono la fiancata del taxi, il terzo sfondò un finestrino e fischiò accanto all'orecchio della militare.

    Non uscirete vivi da lì!


    >Fase di Movimento
    Tizio con Coltello si sposta in Q15
    Tizio con Pistola si sposta in M7

    >Fase Offensiva
    Tizio con Pistola attacca Alexandra. L'attacco fallisce poichè Alexandra si trova fuori gittata.


    Nel frattempo Gomez stringeva convulsamente al petto la valigetta: non era un uomo d'azione e non sapeva cosa fare in quella situazione, però non l'avrebbe lasciata nelle loro mani per nulla al mondo. Quando capì che anche Alexandra era uscita dall'auto, rimanendo sempre chinato fece il giro dell'altra vettura per portarsi più vicino a lei. Anche l'uomo era graffiato in più punti e sanguinava lievemente, ma sembrava più scosso che ferito. I due uomini si stavano muovendo a tenaglia per circondarli e solo la donna era armata, sarebbe stato sufficiente il suo addestramento nella Legione per trionfare sui due malviventi?

    Tutti i passanti si erano ormai dileguati dopo gli ultimi colpi di pistola, l'unica persona che ancora rimaneva in zona era proprio Althea che ora si trovava alle spalle dell'uomo con il coltello. Dopo gli ultimi avvenimenti, avrebbe capito che quello non era un gioco: era la vita vera, la vita della mafia, quella che non lascia testimoni nè fa prigionieri. Ed era giunto il momento di scegliere da che parte stare.

    >Mappa:


    //dai dai che voglio vedervi menare un po' le mani u.u//
     
    Top
    .
25 replies since 1/10/2018, 15:38   631 views
  Share  
.